domenica 26 febbraio 2012

Storie da Urano incontra Nerosunero

Nerosunero è Mario Sughi, artista e illustratore con studi in storia medievale. Ci racconterà in che modo la sua arte e in generale la sua visione siano naturalmente pregni dei suoi studi e dei consigli del padre, il pittore Alberto Sughi.
• Nerosunero, Portraits of irish girls, 2011


Mario Sughi è nato a Cesena nel 1961 e vive a Dublino da 26 anni. È membro dell’IGI (Illustrators Guild of Ireland), dell’AI (Associazione Illustratori Italiani),  e del gruppo redazionale di Don Quichotte Magazine. Ha collaborato come umorista con le riviste di satira il MALE e ZUT. Sul finire degli anni Ottanta produce la sua prima raccolta di comics intitolata “Sabato e Domenica”. Poi si trasferisce a  Dublino dove, dopo aver completato un Dottorato di Ricerca presso il dipartimento di Storia Medievale del Trinity College nel 1995, pubblica per Ernesto Editando la sua seconda raccolta di comics “Aspettando Van Peta”, prima di  dedicarsi interamente all’illustrazione e all’arte digitale. I suoi lavori tendenzialmente minimalisti, ricchi di colori e ironia sono stati pubblicati e inseriti in cataloghi dell’illustrazione e presentati in gallerie d’arte in America ed Europa.

Potete scoprire le opere di Mario su www.nerosunero.org

• Mario a Dublino, 2011
SDU: Ciao Mario e benvenuto su Storie da Urano, hai studiato lettere, poi storia medievale e ora ti occupi di raccontare storie immaginarie. Le tue “storie” - ergo le tue illustrazioni - sono immaginarie/immaginifiche o ripeschi gli eventi semplicemente nei meandri della tua mente?
R: Sembrano storie, ma non lo sono. Il fatto è che quando su una pagina si affiancano delle figure inevitabilmente (volente o meno), ne nasce una narrativa. Sono solo immagini. E a parer mio le immagini fanno sempre parte prima di tutto del mondo astratto. È vero pero’ che sono immagini che si riferiscono alle persone e luoghi che io abito e frequento.  Per questa ragione i miei lavori potrebbero appartenere allora anche ad un certo tipo di realismo.
• Nerosunero, The Novel
SDU: Studiare storia medievale ti avrà portato inevitabilmente a chiederti il perché degli avvenimenti, ma soprattutto a darti delle risposte, o meglio: ti offriva gli strumenti per capire più accuratamente le situazioni Credi che possa partire da qui il tuo modo di disegnare? Anche le tue storie sono ricche di spunti che vanno al di là di quello che si vede: si percepiscono gli umori, le sensazioni, i movimenti. Quasi si intuisce tutta la scena.
R: Forse nell’illusione di diventare maestro della propria vita l’individuo cerca continuamente di creare e riaggiustare la propria immagine. Allo stesso modo si comporta le società che, oltre alla propria, elabora e rielabora immagini appartenute ad altro o al passato. Questo rielaborare è propriamente il compito dello storico. Un’immagine comporta vari livelli di distorsione e anche quella più rassomigliante può essere fuorviante: ciò non toglie nulla al fatto che un’immagine sia qualcosa di molto influente, anzi lo prova una volta di più. L’immagine del mondo che lo storico crea per essere attendibile deve sembrar veridica. Chi disegna o dipinge si preoccupa di assicurare la credibilità delle immagini che crea, soprattutto di natura estetica. Credo che molti grandi dipinti, inclusi veri capolavori assoluti del presente e del passato, siano ricchi di significati morali, esistenziali, filosofici, psicologici. I miei lavori no, credo infatti che non abbiano alcun significato se non sotto un punto di vista formale. Tutto ciò forse li rende un po’ più veri e misteriosi.
• Nerosunero, Afternoon at the lake, 2012
SDU: Sei figlio d’arte, c’è qualcosa che tu ritieni di aver assimilato dal lavoro di tuo padre? Ti ha mai dato dei consigli, non so, tecnici, di composizione?
R: Quando vivevo a Roma, andavo spesso nel suo studio di via del Circo Massimo e a volte provavo a dipingere con gli acquerelli: mio padre si avvicinava e le uniche due cose che mi diceva era di stare più leggero coi colori e di fare pennellate lunghe in modo da assicurare un colore ben fluido. Nient’altro. Più tardi lo sentii dire ad altri giovani pittori che lui non aveva nulla da insegnare e che un pittore può solo insegnare alla sua mano, e che si può imparare guardando attentamente il lavoro degli altri. Ho sempre guardato mio padre al lavoro, aveva e ha una tale facilità nel disegno e nella pittura che non è proprio così semplice imparare semplicemente osservandolo. Ho visto altri pittori che partendo da schemi geometrici tracciano una composizione ben definita sulla tela, poi la perfezionano, la colorano le a completano. Un processo lineare logico e sicuro che si ripete per ogni nuovo lavoro. Sughi invece affronta la tela come un veliero che affronta il mare aperto, se lo guardi non sai mai cosa succederà dopo. Non ha modelli, improvvisa, cambia direzione, dipinge veloce, dopo un’ora il quadro potrebbe essere finito o magari invece ci lavorerà sopra ininterrottamente per un’altra settimana. La cosa sorprendente è che il lavoro quando è finito rimane fresco, improvviso, come se fosse stato fatto di getto. Come fa? Non lo so. Per me rimane un mistero.

• Mario con suo padre, il pittore Alberto Sughi
SDU: Hai lavorato per il “Male”, una delle più importanti riviste satiriche italiane, cosa ricordi di quel periodo? Da qualche mese il “Male” è - come dicono loro - resuscitato, ritorneresti a collaborare?
R: No non ci tornerei, ma loro non mi chiamerebbero nemmeno. Solo Vincino e forse Jacopo Fo probabilmente si ricorderanno ancora di me. Io ero molto giovane, il più giovane di tutti quando arrivai, e stetti con loro per un anno, l’ultimo anno del Male tra il 1979 e il 1980. Scrivevo delle piccole storie umoristiche di un quarto di pagina e le accompagnavo con qualche fumetto. Mi piaceva moltissimo andare al Male, mi ricordo che quando ci sedevamo tutti insieme per le riunioni redazionali dopo qualche minuto tutti i disegnatori, Perini, Angese, Vauro, D’Alfonso, Jacopo Fo, iniziavano a tirare fuori i loro pennarelli e blocchi di carta formato A3 e iniziavano a disegnare. Era una sensazione stranissima. Lo stesso accade ancora oggi quando ci incontriamo per le nostre riunioni con gli illustratori qua a Dublino. Dopo cinque minuti c’è una persona che parla e tutti gli altri che disegnano. Bellissimo. Il Male (e poi ZUT con Pino Zac), rimane una grande esperienza, mi ricordo di gente che possedeva una fantasia da rimanerne incantati come Piero Lo Sardo,  Sergio Saviane e la bellissima figlia Caterina che mi regalò il suo romanzo Ore Perse. In tutti modi oggi per me non avrebbe più alcun senso rifare quella esperienza. Impossibile. Io rimango molto vicino al mondo dei cartoons comunque, mi piace molto e mi diverte, partecipo ogni a tanto a concorsi, disegno e collaboro attivamente con DonQuichotte Magazine, una rivista di cartoonist internazionale con sede a Stoccarda in Germania.


• Nerosunero, The Barricades
// Fine prima parte.

Leggi la seconda parte dell'intervista.

Tutte le illustrazioni e le foto di questo post appartengono a Mario Sughi.

Nessun commento:

Posta un commento