mercoledì 14 marzo 2012

Lo stile di Marco (Menazone) • seconda parte

Marco Menaballi continua a raccontarci tutti i suoi piani.

I lavori di Marco Menaballi sono qui e qui, mentre a questo link scoprirete la sua musica.

SDU: Marco, qual’è il progetto meglio riuscito? E perché è il migliore?
R: Forse oggi sono due i progetti che mi hanno entusiasmato di più: il calendario per Microsoft 2010 che è stato tradotto per tutte le divisioni mondiali della società californiana. Perché è tanta roba. Sono stato libero di disegnare, di pensare e di proporre. E mi son divertito. E poi forse il disco “Changing” degli Ameba, perché ha coinvolto 40 artisti da tutto il mondo che ci hanno mandato illustrazioni, campioni, video e contributi. Il disco di fatto era composto da 13 canzoni, un libro di 70 pagine in free download (con dentro artisti incazzatissimi, Tokidoki per citarne uno), 13 video e 32 Remixes. Tutto fatto a costo zero, solo con la passione di fare qualcosa di grande. Un sogno. L'unico rammarico è che il progetto Ameba, come dichiarava la copertina del disco, è morto subito dopo il parto del suo figlio più bello.
• Illustrazione tratta da: Il Gatto e la Luna

SDU: Ti sei auto prodotto due libri, bellissimi, hanno venduto in totale quasi 5.000 copie. Una soddisfazione enorme. Ci sarà una terza autoproduzione?
R: Questo è un punto dolente. Il libro è meta pronto, la storia funziona, e mi piacciono i personaggi. Non riesco a trovare il tempo per finirlo. Vorrei. Ma non riesco. Spero di riuscirci il prima possibile, anche solo per ripagare chi ci ha creduto. Ma ora come ora la mia testa e la mia energia sono solo in Creeostudio.
• Illustrazione tratta da: La Pecorella
SDU: Elencami la tua personalissima top five. Quali sono le 5 cose che più ti ispirano o ti rappresentano?
R: 1) Michelangelo, mio figlio. È la cosa più bella del mondo, l'unica cosa mia in qualsiasi caso, qualunque cosa succeda.
2) Egon Schiele. Perché è l'unico artista che indistintamente ha solo prodotto meraviglie. Perché ha un segno trasversale che abbraccia l'arte e coinvolge l'illustrazione. Perché ha volume senza colore. Perchè disegna ciò che di più perfetto c'è al mondo: il corpo umano.
3) La musica. Perché è necessaria, rallenta il rumore e accellera il silenzio. Non puoi distinguerla per gruppi, band o generi… perché appartiene a momenti differenti delle mie emozioni, senza dubbio non è la musica pop italiana e americana di oggi. Quella è come un grido nello spazio: silenzio. Se devo scegliere una canzone oggi: Nutshell – Alice in Chains “If I can't be my own i feel bet - ter dead” è più di un inno alla libertà d'espressione, è una scelta.
4) Blade Runner di Ridley Scott. Il film perfetto, i personaggi perfetti, la storia perfetta. La versione  director's cut, perché Deckard è un replicante.
5) Momo di Michael Ende. Essere buoni è una scelta che implica la stessa fatica di essere malvagi, uccidere è una scelta, distruggere è una scelta, amare è una scelta. Sapere di avere la possibilità di scegliere è la più grande libertà che ci sia mai stata concessa. Scegliamo bene. La massa unita, l'energia collettiva piega anche l'acciaio, sposta i deserti e abbatte i muri di cemento. Bisogna sapere ciò che è bene e ciò che è male. Momo lo sapeva benissimo. Michelangelo lo sa benissimo. Io alle volte forse no.

SDU: Parliamo del futuro, apriamo un po’ i cassetti: cosa c’è dentro, un piano B?
R: Andarmene a Vancouver o a Melbourne e aprire un ristorante di specialità lombarde che fa caffè la mattina,  e fa jazz la sera, serve polenta e sciatt e ha dentro una galleria d'arte. Cambiare lavoro. Oppure c'è un piano C che si chiama Creeostudio. Ma solo se riusciremo a realizzare i nostri sogni e riuscirò a evolvere la mia figura di designer… non mi vedo a 60 anni (età pensionabile scordiamocela) a litigare su come mettere una linea con un cliente. Il piano B in fondo è solo una fuga dettata dalle circostanze.

SDU: Da dove nasce l’idea o il desiderio del tuo piano B? Qual’è stato il momento in cui hai pensato “ok, mi piacerebbe fare proprio questo”?
R: Quando mi sono accorto che il mio lavoro è un lavoro a scadenza se non fai il salto qualitativo che ti porta ad essere un riferimento. Quando mi sono accorto che la pensione noi della Generazione X ce la scordiamo, quando mi sono accorto di non comprendere l'immaginario delle nuove generazioni, i valori, i gusti, l'attitudine e la loro musica… e loro sono il nostro futuro. Quando mi sono accorto di vivere in un paese miope (quando vuole). Da quando mi sono accorto che il tempo è la cosa più preziosa che ho, molto più dei soldi. Che il tempo è salute e la salute è vita. Un piatto di pizzoccheri in fondo sarà sempre un piatto di pizzoccheri.
• Astroman
SDU: Voglio vedere dove ti porta la fantasia: se non avessi nessun limite e nessun impedimento, cosa
vorresti fare?
R: Farei l'artista libero. Multi tasking, multi-surface, con competenze libere in tutto quello che fa. Non solo pittore, ma anche musicista, scultore, visual: il vero creativo. Quello farei. Ovviamente in una bella città. Oppure andrei sulla luna, ultimamente ci sto pensando molto ad Amstrong, Collins e Aldrin. Hanno fatto una cosa fantastica all'epoca, unica e meravigliosa. Deve essere bellissimo andare nello spazio. Relativizzerebbe la paura.
• Lo studio di Marco
SDU: Qual’è il posto in cui vorresti vivere?
R: In Italia se non fosse l'Italia come la conosciamo. A Lecco se non fosse la Lecco che è. A Stoccolma, a Tokyo, a San Francisco, a Honk Kong, a Vancouver e Parigi, a Berlino, a Kyoto e a New York, in Sud Africa e in Jamaica. Dove sto bene.


Ho chiesto a Marco quale fosse la sua top five musicale, come immaginavo la formulazione della risposta è risultata complessa: difficile concentrare in una top five la musica migliore. Soprattutto per un deejay. Comunque, questa è la sua top five allungata: Mr bungle, John Coltrane, Joy Division, Björk, Method Man, Kaos, John Zorn, Michael Jackson, Public Enemy, Pantera, Alice in Chains, Kings of Convenience, Cccp, Bauhaus, J Dilla, Roni Size, Ed Rush & Optical, Dj Krush, Dr Dre, Cypress Hill e House of pain, David Bowie, Beck, London elektricity.


Grazie Marco.

// Leggi la prima parte dell'intervista.

Le immagini di questo post sono di Marco Menaballi.

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