martedì 13 marzo 2012

Lo stile di Marco (Menazone)

Marco Menaballi, Menazone per alcuni, nasce nel 1974 a Lecco, dove vive «chiuso fra il lago e le montagne» come dice lui. È un designer, illustratore e deejay. Attualmente lavora con Creostudio e ci racconterà come riesce a conciliare i suoi molteplici interessi, il suo lavoro e la musica. In attesa di un piano B molto, molto ambizioso. 

Potete scoprire il suo lavoro qui e qui.

Marco ha suonato in: Italia, Giappone, Svezia, Inghilterra, Francia, Turchia. Al Club Yellow di Tokyo, al Club Mondo di Stoccolma, all'Up&Framat di Gotheborg, alla Street Parade di Bologna, al Maffia Di Reggio Emilia. E a Milano: alla Pergola, al Magnolia, al Motion (ve lo ricordate?), al Rolling Stones. 
Con: Shuya Okino (Exceptional), Roni Size, Dealers of Nordic Music, D’Malicious, con Forss e Borg (Sonar Kollektiv), Hird & Yukimi Nagano (DNM - Compost), Plej (Exceptional), Quant (Hollow recordings), Ken Ishii. 
Ha prodotto 5 dischi in maniera completamente indipendente coinvolgendo più di 60 artisti da tutto il mondo… ma questo, è "solo" il suo hobby.

A questo link potete conoscere meglio la sua musica.
• Marco Menaballi
SDU: Ciao Marco e benvenuto su Storie da Urano, hai fatto e fai tante cose, credo che sia la passione rivolta a un certo tipo di estetica la caratteristica che accomuna tutte le tue attività, ma nello specifico come definisci il tuo modo di lavorare?
R: Ho sempre pensato che ogni lasciata è persa e che quindi valeva la pena buttarsi in tutto ciò che poteva darmi una possibilità di emergere o di fare semplicemente qualcosa di bello. Questo metodo personalmente mi ha dato molto, mi ha dato molto in termini di esperienza, ma tuttavia alla fine non ha segnato una direzione precisa alla mia esistenza.
Oggi sto investendo molto su di me come illustratore e ovviamente sul mio studio. Ho lasciato in uno stato embrionale la musica, forse perchè da vecchio che sto diventando non comprendo come funziona oggi il music business, le feste, i giovini… e il più delle volte mi accorgo che non (voglio) parlo la stessa lingua di chi mi trovo davanti. Sradicare un gusto è molto più difficile che adattarsi a un cliente. La musica, come il disegno, è una cosa sacra e va lasciata in una dimensione di sacralità, il resto è lavoro. 
La mia estetica? Vorrei dire che deriva tutta dal secessionismo austriaco, dal costruttivismo e dal minimalismo (due opposti paritetici) ma in verità mi accorgo che è come un'amalgama energetica che si modula col passare del tempo, con le tendenze. Osservo tutto quel che riesco e mi accorgo oggi che il mio stile di prima non è più il mio stile di oggi. Si è evoluto. Oggi so come tracciare una linea prima di disegnarla. Prima dovevo chiedermi come posizionarla sul foglio. Seguo l'istinto. Se non mi sento agitato quando guardo qualcosa che ho fatto vuol dire che funziona. Per me. Non necessariamente per il cliente. Ma quello è lavoro.
• "We're Not Man We're Astro Man". Illustration for a flyer.
SDU: Ti conosco da tempo e ho sempre pensato che il tuo modo di illustrare ti somigli. Credo che la fisiognomica dei personaggi che disegni riprenda i tuoi tratti somatici. Leggo in loro tanta leggerezza, ironia e fantasia, ma anche tanto romanticismo, quello malinconico “alla Goethe”. Sembra quasi che le tue illustrazioni siano animate da un qualcosa che va oltre il semplice tratto-segno-colore, comunicano anche un certo stato d’animo. È così?
R: I miei disegni assomigliano a me perché io sono la sola persona che conosco, e alle volte non mi conosco neppure abbastanza. Senza dubbio il mio corpo, le mie mani, il mio viso sono le cose che osservo di più nell'arco della giornata. 
Un esperimento che mi dicono di fare è stare davanti allo specchio per 20 minuti tentando di non chiudere le palpebre, un esercizio che dovrebbe portare a vedere cose nuove… non ci ho mai provato. Il disegno di per sé è una rivelazione dello stato d'animo del disegnatore. È un grido senza filtro, una parola spontanea, un gesto diretto dal cuore al foglio. Per questo ti sembra che siano più di un semplice disegno. Il disegno per la maggior parte dei casi è una risposta, che pone una domanda: “Marco cosa c'è?” 
Riguardo ai rimandi stilistici direi che il mio segno pesca nel secessionismo viennese, Schiele, Klimt, insegue Kokoschka e osserva Francis Bacon, passando per Moebius, accanto a Bilal e sfiorando Takehiko Inoue e Leonardo da Vinci. Tutti artisti che sono più di un riferimento: sono una passione, un innamoramento.
• Cassa dritta. Digital illustration for an electro event.
SDU: Sembri divertirti molto in quello che fai, e tu diverti molto la gente che ti ascolta mentre suoni. Spesso dietro alle apparenze ci sono sempre altri mondi. Quant'è importante il pensiero positivo in quello che fai?
R: L'energia è la chiave di volta dello stare bene. Se suoni e la gente non ricambia la tua passione finisci la serata che sei stremato, quasi febbricitante. Se la gente mentre ascolta ricambia, allora ti senti forte, intoccabile e inossidabile. Ne esci più tosto. 
Nel lavoro di designer/illustratore le cose sono molto più complesse: oltre alle deadline e ai budget (in Italia sempre più ridicoli) la cosa più dura è il compromesso: la comprensione della complessità di plasmare l'idea del cliente secondo la sua visione, e sopra tutto piegare il tuo gusto estetico secondo aspettative che il più delle volte sono la cosa più lontana dal concetto di bello che la tua mente formula quotidianamente. La legge di Murphy dice “se fai tre proposte per un cliente, e fra queste una è brutta, il cliente sceglierà quella brutta”. Spesso è vero. Quando però tutto ciò non succede, si crea quell'alchimia energetica simile a un dj set perfetto con 10.000 persone che ti danno entusiasmo e forza, che disintegrano la fatica, le deadline, la tachicardia, trasformando tutto in uno spleen creativo che ti rende migliore.
• Marco al lavoro. Street Art Lecco. 2011
• Street Art Lecco (particolare). 2011
• Street Art Lecco. 2011


// Fine prima parte.

Leggi la seconda parte dell'intervista.


Tutte le immagini di questo post sono di Marco Menaballi e Davide Berri



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